Cosa succederà dopo ? In un interessante articolo a firma di Mike Knowles ( Editorial Director, Europe di Fruitnet Media International) sull’impatto del coronavirus nel mondo dell’agroalimentare, compreso il settore delle forniture e della logistica, viene disegnato un quadro quanto meno allarmante che rimanda a scenari futuri molto incerti e “tempestivi” ( potete scaricare una sintesi dell’intervento qui in allegato).
Fabio Massimo Pallottini spiega il ruolo di Italmercati per trarre nuove idee e intuizioni da questa difficile esperienza.
” Certamente la pandemia ha generato una crisi economica e sociale di cui ormai si sente e si legge ovunque e non è qui il caso di parlarne ma una cosa mi ha colpito. Knowles parla di una “probabile prospettiva futura”. Come Presidente della rete di imprese che riunisce ormai ben 16 agromercati italiani sono certo che da questa esperienza possiamo trarre grandi intuizioni che possono consentirci di disegnare anzi tempo tale prospettiva.
Il commercio all’ingrosso del prodotto fresco è sinonimo di garanzia non solo dal punto di vista della salubrità, ma anche di reperibilità, di territorialità, di trasparenza nella formazione del prezzo.
I Centri Agroalimentari, nel periodo del lockdown, hanno adottato misure straordinarie per il contrasto ed il contenimento della pandemia che hanno indubbiamente inciso sui bilanci, ma hanno consentito al pubblico di godere appieno della funzione che questi Centri svolgono da sempre: evitare che il commercio agroalimentare sia monopolio della Grande Distribuzione intuendo la grande potenzialità dell’offerta locale, regionale e stagionale.
In un momento in cui abbiamo assistito ad un aumento della richiesta di frutta e verdura i Mercati all’Ingrosso hanno risposto con quell’ampia gamma di prodotti che per stagionalità e provenienza potevano essere garantiti, nonostante le difficoltà legate ai trasporti ed alla logistica di quel periodo. L’effetto è stato tanto determinante quanto benefico perché ha consentito al consumatore di rifornirsi a quel negozio di prossimità che da tempo aveva trascurato preferendo il supermercato.
La libertà di acquistare quello di cui si ha bisogno, piuttosto che trovarsi orientati agli acquisti secondo le scorte di magazzino, è un rinnovato patrimonio di cui oggi dobbiamo tenere conto.
Tenere aperti ed attivi i Mercati durante il lockdown ha quanto meno scardinato il concetto pregnante l’immaginario collettivo per il quale il supermercato rappresenta il canale di distribuzione più garantista.
Allora ha ragione Knowles quando dice che occorre restituire valore alla catena, ma solo se si tratta di riconoscere realmente come “valore” il circuito virtuoso dell’agroalimentare all’ingrosso.
Certamente la ripartenza non sarà sinonimo di ritorno al passato ma pensare che la somma delle difficoltà che si ipotizzano si riverberi tutta nell’aumento dei costi al consumo mi sembra molto riduttivo. Indubbio che assisteremo alla metamorfosi di un nuovo “business globale” dei prodotti freschi e che anche le vecchie regole della domanda e dell’offerta come le economie di scala continueranno a fare la loro parte ma quello che resterà, mutuo Knowles, è la nuova immagine e l’accresciuta reputazione che si sono guadagnati i Centri Agroalimentari.
In sostanza è quello che ho segnatamente rappresentato al Ministro Bellanova all’atto della convocazione degli Stati Generali. Il ruolo che può svolgere, nell’ambito della ripresa economica del nostro Paese, il settore agroalimentare e della pesca non può prescindere dalla funzione fondamentale che svolgono i Mercati Agroalimentari nei settori della competitività delle filiere, della logistica e della legalità solo per citare i più evidenti” .